lunedì 7 settembre 2009

2.2. Le popolazioni barbariche nel I secolo

Le popolazioni che vivono allo stato tribale ai confini dell’impero, i cosiddetti barbari, non sono in grado di competere coi romani, i quali attuano nei loro confronti politiche diverse, che sono dettate dalle circostanze e rispondono ad esigenze di sicurezza, demografiche, economiche o di espansione. Insomma, queste popolazioni sono alla mercé dei romani, i quali, di volta in volta, li massacrano, li deportano, li insediano in aree spopolate obbligandoli a lavorare la terra, li arruolano nell’esercito, e via dicendo (Barbero 2007: 16). Non sempre però sono i romani a prendere l’iniziativa: talvolta è un capotribù che, spinto da condizioni particolarmente avverse (carestia, accesa rivalità fra tribù, pressione da parte di nemici esterni), chiede ai romani di essere accolto, offrendo le proprie braccia. La collocazione maggiormente richiesta, sia dai barbari che dai romani, è l’esercito, il quale rappresenta per i barbari “un importante canale di promozione sociale” (Barbero 2007: 17), consentendo l’accesso alla cittadinanza e all’integrazione.

Alla morte di Nerone, viene acclamato augusto un promettente patrizio, di nome Galba, il primo di una lunga serie di imperatori, portati al potere dai propri legionari. Egli non appartiene né alla famiglia Claudia, né a quella Giulia, ma è dotato di qualità adeguate per ricoprire quel ruolo. Con coerenza, Galba adotta un figlio, Pisone, non appartenente alla propria famiglia, e lo destina alla successione, con l’esplicito intento di affidare il governo di Roma al più meritevole. Ma il gesto evidentemente a qualcuno non piace e sia Galba che Pisone vengono uccisi in un complotto dalle guardie pretoriane. L’esercito acclama allora Ottone, che sale sul trono, ma pochi mesi dopo si suicida. Gli succede Vitellio, ma anch’egli viene messo a morte dai pretoriani qualche mese dopo. In un anno e mezzo, dopo la morte di Nerone, quattro imperatori si sono succeduti sul trono e tutti sono andati incontro ad una tragica fine. Questo stato di guerra civile ha termine con Flavio Vespasiano (69-79), che al momento è governatore della Giudea, il quale accetta l’acclamazione delle truppe e fonda la dinastia dei Flavii.

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