domenica 6 settembre 2009

1.9. Da Pompeo a Cesare

Dopo Silla, l’uomo nuovo è Pompeo (106-48). Seppur sprovvisto di rilevanti qualità di condottiero, in un primo periodo, Pompeo riesce a collezionare una serie di fortunate imprese militari, che lo portano ai vertici del potere (62). Nella seconda parte della sua vita, però, la fortuna lo abbandona e il grande generale comincia a subire dei rovesci, che si concludono con la sua tragica fine. Anche Pompeo potrebbe puntare alla dittatura, ma secoli di storia repubblicana lo inducono a desistere. Perciò licenzia le truppe e si mostra rispettoso del Senato e delle tradizioni repubblicane. Egli pensa che la sua enorme popolarità sia sufficiente a conservargli il potere, ma si sbaglia. Il Senato, infatti, ne approfitta per sovrastarlo. Pompeo decide allora di formare un triumvirato con altri due uomini ambiziosi: Crasso, famoso per aver domato la rivolta degli schiavi di Spartaco, e Cesare, che al momento è capo del partito popolare.
Al contrario di Pompeo, Cesare (101-44) è dotato di eccellenti qualità di stratega, è “abilissimo nel legare a sé le sue legioni, dai quadri più bassi a quelli intermedi, incrementando le loro motivazioni con premi e incentivi senza risparmio per le proprie finanze” (FREDIANI 2005: 293), è risoluto, determinato, temerario, punta tutto sulla forza e sulla buona stella, che lo assisterà in molte occasioni. Ottenuto il comando di un esercito, Cesare parte per la Gallia e inizia una guerra di conquista (58-51). In quel periodo, la Gallia è abitata da centinaia di popolazioni tribali, spesso in lotta fra loro, fra le quali spiccano quelle dei Pictoni, dei Parisii, dei Caderci, dei Turoni e dei Senoni, ma soprattutto degli Arverni, che sono riusciti a darsi una qualche organizzazione sotto un capo di nome Vercingetorige e che costituiscono l’unica tribù in grado di resistere a minacce esterne, quale è quella che proviene appunto dai romani di Cesare. Alla fine Cesare si impone, ma l’esito della guerra non è affatto scontato e ad Alesia (52) i Galli mancano per poco una vittoria che potrebbe assicurare loro l’indipendenza e cambiare il corso della storia: per esempio, Vercingetorige potrebbe potuto unificare l’intera Gallia e farne una degna rivale di Roma, impedendo a quest’ultima di ampliare il suo impero.

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