domenica 6 settembre 2009

1. La Repubblica (510-27 a.C.)

Dopo la caduta della monarchia, Roma si dà un assetto repubblicano e dà inizio ad un periodo di straordinaria crescita, reso possibile dal concomitante, lento declino degli Etruschi, che si concluderà nel III secolo a.C. con il loro definitivo tramonto. L’affermazione della repubblica non è né semplice, né immediata, ma tormentata e graduale. Alla cacciata dei Tarquinii, i capiclan più potenti (i patrizi) fanno di tutto per ostentare la loro pietà e la loro disposizione ad aiutare i poveri con pubblici lavori. E cosa c’è di meglio che costruire templi, in modo da chiamare in causa anche la divinità, a sostegno del patrizio stesso? Sorgono così i templi di Giove Capitolino (509), di Saturno (497), di Mercurio (595), di Cerere (493) e di Castore (484).
Se i patrizi prendono in mano la situazione, i plebei non stanno a guardare e anch’essi cominciano ad organizzarsi, acquistando una discreta forza, di cui gli stessi patrizi non riescono a fare a meno. Molti capiclan plebei esercitano un potere paragonabile a quello dei patrizi e accedono alle magistrature col nome di conscripti, ossia nobili di secondo livello. A questo punto, i patrizi non possono più dormire sonni tranquilli: una loro politica poco accorta, un andamento negativo dell’economia, un momento di debolezza può essere l’occasione per un cliente di staccarsi e passare dalla parte della plebe, e così pure per un coscritto. Si determina, insomma, un certo equilibrio fra patrizi e plebei, che sta all’origine di una lotta secolare.
Intanto, nel corso del V secolo, tra le Alpi e l’Arno, in quattro principali aree (la Gallia Cispadana, a sud del Po, la Gallia Traspadana, a nord del Po, la Liguria e il Veneto), si insediano delle popolazioni provenienti dalla Francia, che riescono ad avere la meglio sulle tribù locali e sugli etruschi: sono i Celti o Galli. Nello stesso tempo, la regione appenninica, compresa tra Lazio e Campania, è abitata dai Sanniti, una rozza popolazione di pastori, che ha dovuto accontentarsi di quelle aride zone montagnose, ma che è attratta dalle risorse di cui sono dotate le vicine regioni pianeggianti e costiere. I Sanniti vivono ancora in modesti villaggi e non conoscono la città. Dispongono, invece, di aree fortificate, dove possono rifugiarsi, insieme ai loro greggi, in caso di pericolo. Nel V secolo, fermati a sud dai Greci e dai Sanniti, e a nord dai Galli, gli etruschi hanno evidentemente esaurito la loro spinta espansiva e adesso, per loro, si delinea un nuovo potenziale nemico: Roma.
La Roma dei Tarquinii era una città fondamentalmente etrusca, ben distinta dalle altre città latine della regione e probabilmente fiera di esserlo. Dopo la cacciata dei Tarquinii, essa è ormai indipendente dagli etruschi, che l’hanno aiutata a crescere. È una città rispettabile e potente, e può competere con i suoi maestri ad armi pari, il che non vuol dire che la sua superiorità sia assoluta e tale da dare per scontata la conquista dell’egemonia, tanto più che al suo interno la situazione sociale è esplosiva.
Tra i fattori che hanno condotto a questa situazione c’è l’ascesa della plebe, la quale, a sua volta, è legata alla diffusione della tecnica oplitica e quindi alla valutazione del fante. Chi è il fante? È l’artigiano, il commerciante, il proprietario terriero dotati di un censo tale da potersi permettersi l’acquisto di un’armatura e arruolarsi nell’esercito. L’insieme della fanteria costituisce il populus, che si distingue tanto dai patrizi, ossia i ricchi proprietari terrieri, i quali sono addetti prevalentemente alla cavalleria, che dai plebei, i quali non dispongono di un’armatura e non possono far parte della fanteria, ma che pure hanno aspirazioni ad elevare il proprio livello sociale e ad esercitare maggiori diritti. La questione sociale caratterizzerà praticamente l’intero corso della storia repubblicana.

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