Il successore di Giuliano, Gioviano (363-364), si affretta a ripudiare il paganesimo e riprende la vecchia politica filocristiana, e lo stesso farà Valentiniano I (364-375), un personaggio di nobile stirpe, che ha fatto una regolare carriera nell’esercito, il quale riesce a fondare una dinastia duratura. Dopo aver affidato l’Oriente al fratello Valente (364-378), Valentiniano avvia una politica di riforme, che è tesa soprattutto a potenziare l’esercito ed elevare le condizioni economiche dei soldati, ma a prezzo di un inasprimento fiscale. Per aiutare le classi più deboli, crea dei nuovi funzionari, chiamati “difensori del popolo”. Nel complesso, Valentiniano si rivela un saggio amministratore e un eccellente soldato. Alla sua morte, gli succedono i figli, Graziano (375-383) e Valentiniano II (375-392), che, al momento ha solo quattro anni.
A partire da Valentiniano, gli imperatori non riescono più a fare a meno dei barbari, il cui reclutamento entra a far parte essenziale della loro politica: un buon imperatore deve saper procurare reclute e manodopera presso i barbari, i quali costituiscono ora una risorsa irrinunciabile e sono chiamati a colmare la mancata risposta dei cittadini alla domanda di servizio militare e di manodopera. Intanto, terrorizzati dalla crudeltà degli Unni, i Goti premono sulla riva settentrionale del Danubio e chiedono di essere accolti. Questa volta Valente ricorre alla forza, ma gli va male e deve subire un’umiliante disfatta, che segna un momento di svolta nei rapporti fra imperatori e barbari: d’ora in poi, gli imperatori non potranno più trattare coi barbari da una scontata posizione di forza, ma dovranno scendere a patti con essi. Da questo momento l’integrazione dei barbari diventa un asse portante non solo della politica imperiale, ma anche di quella ecclesiale, che punta sulla cristianizzazione dei barbari.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
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