lunedì 7 settembre 2009

2.25. A mo’ di conclusione: una panoramica del mondo occidentale (500 a.C. – 500 d.C.)

Il principio di forza, che abbiamo visto operante sin dagli albori della storia, rimane padrone del campo anche nel millennio che sta a cavallo dell’inizio della nostra era. I romani sono costituiti da piccole comunità di pastori che, per resistere alla potenza etrusca, si uniscono e fondano una città, una piccola città come ce ne sono tante, che è situata sulle rive del Tevere, non lontano dalla sua foce e nel bel mezzo della Penisola italica. Spinta da fattori contingenti, che consistono principalmente nella necessità di mettersi nelle migliori condizioni possibili per sopravvivere in un mondo pieno di temibili competitori, questa città a poco a poco assorbe la cultura etrusca, si allarga e occupa i territori immediatamente confinanti finché, tappa dopo tappa, nell’arco di qualche secolo, si trova ad essere padrona di uno dei più grandi imperi della storia.
I territori che essa va via via annettendo non sono disabitati, né sono acquistato con denaro, e nemmeno derivano da un principio di diritto. Quei territori appartengono ad altri, a gente che vi lavora, vi abita e li vede come parte di sé. I romani prendono quelle terre con la forza delle proprie legioni e, con la stessa forza, inducono molti di coloro che prima vi lavoravano come proprietari a lavorarvi come schiavi, mentre molti altri, che già erano schiavi, passano da un padrone ad un altro. Se l’impresa dei romani deriva dalla forza, ne consegue che chiunque sia dotato di forza può sperare di realizzare un’impresa di conquista fino a fondare un regno o un impero. Basti ricordare il caso di Genserico. Chiunque abbia forza sufficiente può sperare di emulare le gesta dei romani.
Immaginiamo di poter seguire queste vicende dall’interno di un satellite ad un’altezza di mille km sulla verticale di Roma. Da questa postazione potremmo vedere la città di Roma, che sta proprio sotto di noi, e poi Veio, Volterra, Benevento, Taranto, Palermo, Cartagine, Tanis, Gerusalemme, Biblo, Ninive, Babilonia, Smirne, Atene, Mileto e tante altre. Potremmo anche vedere masse di uomini che si spostano da un luogo all’altro, in cerca di posti più sicuri e più ricchi: non sono facili da controllare come lo può essere una città, ma si capisce che costituiscono dei potenziali centri di forza. Sono i Sanniti, i Liguri, i Celti, gli Illiri, gli Iberi, i Berberi, i Libici, i Lidi, i frigi, i Traci, gli Slavi, i Germani, e molti altri. Dal nostro satellite potremmo notare che, col passare del tempo, alcune città si vanno ingrandendo, abbellendo e circondando di alte mura, mentre altre città vanno decadendo o vengono distrutte, mentre talvolta avviene che una massa di uomini, spinta da una carestia o dall’eccessivo incremento demografico o dalla pressione di nemici esterni o da altre ragioni, si unisca sotto la guida di un capo e metta in cerca di territori da sfruttare e città da depredare.
A poco a poco, sotto i nostri occhi, la situazione comincia a cambiare. Roma estende il suo dominio su buona parte della Penisola italica, Cartagine pone solide basi in Sicilia, Sardegna e Spagna e le sue navi solcano il Mediterraneo, un generale macedone si spinge fino in India e conquista un immenso impero, dove si diffonde la cultura greca, altre regioni rimangono allo stato tribale, come la Mauritania, la Numidia, la Cirenaica, la Libia, la Tracia, l’Illirico, il Norico, la Rezia, la Germania, la Gallia, la Britannia e gran parte della Spagna. In tutte queste regioni si formano dei centri di potere molto frammentati, che si rivelano incapaci di resistere all’avanzata delle legioni romane. Alla fine, Roma si impone su tutti e crea un vasto impero. Qualcosa di simile accadrà in Russia, Cina, India, Giappone, Indocina, Persia, America e Africa (vedi blog seguente).